CORSO FUNDAMENTAL 24-25/9 1-2/10/2011

CORSO FUNDAMENTAL 24-25/9 1-2/10/2011

I primi passi con la GUE (Report)

Circa un anno fa, dopo che ricevevo da Ferru, il mio affiatatissimo buddy, un sonoro picche con valore perenne, a causa di un corso professionale che l’avrebbe tenuto lontano dall’acqua per più di sette mesi, stavo pensando di cercare qualche altro compagno d’immersione quando Danilo, l’altro istruttore con cui ho fondato la Deep Escape, mi propone di fare una piccola presentazione circa la subacquea tecnica ai ragazzi della scuola.

Dopo più di tre anni di lontananza dall’insegnamento e in crisi profonda a causa dell’assenza di Ferru, accolgo l’idea più per dovere che per piacere e raccatto un po’ della mia attrezzatura per una serata di presentazione alla quale segue l’idea di coinvolgere i più interessati in un percorso “conoscitivo” di qualcosa che, secondo le mie conoscenze, è il DIR.

Partiamo in dieci e arriviamo in 6, falcidiati dalle disponibilità di tempo ed economiche, con il proposito di (al termine del “percorso” ) frequentare almeno in due un corso Fundamentals.
Sono rimasto sorpreso quando si programma per il 24 di settembre da Lodo la presenza di sei partecipanti, in ordine alfabetico: Fabrizio, Paolo, Stefano, Tato (io), Tino, e Tiziano. La premessa necessaria è che io ho partecipato al “primo” Fundamental “pubblico” organizzato a Pola nel 2001 sotto la guida di Achim Schloffel. In pratica, almeno nei miei ricordi, un gioco al massacro dal quale me ne tornavo a casa con zero rinforzi positivi (anzi!), azzerato sotto il profilo della mia considerazione come istruttore e subacqueo ed il consiglio di fare una decina d’immersioni per affinare quanto imparato.durante quei quattro giorni.

Ho vissuto quindi, per mancanza di tempo e di condizioni diciamo ambientali, 10 anni da “wannabe” durante i quali ho continuato ad immergermi secondo quello che io ritenevo essere “DIR” e, nel percorso proposto ai miei “ragazzi” ho cercato di spiegare più con l’esempio che con accorgimenti didattici, un certo modo di stare in acqua. Tutto questo per dare un senso al senso di sicurezza con cui il sabato alle 8:00 di mattina arriviamo in ufficio da Lodo, più preoccupati per la parte teorica che per quella prestazionale in acqua.

Il contatto con Lodo è informale e disteso e, dopo le reciproche presentazioni, inizia la parte di teoria nella quale apprendiamo cos’è la GUE, qual’è la filosofia che sottende e tutta un’altra serie d’informazioni a complemento. Arriva l’una del pomeriggio in un batter d’occhio e ci trasferiamo in piscina dove ci attendono le prove di nuoto e di apnea ed una serie di simulazione di pinneggiate … senza pinne (!), sul fondo della vasca. Verso le 15:00 usciamo per un panino e di nuovo in ufficio da Lodo per altra teoria e check delle nostre attrezzature. Qui iniziano ad evidenziarsi una serie di differenze rispetto a quanto avevo imparato io circa la disposizione dei d-rings, la loro posizione e l’uso di moschettoni e legature. Si prende nota con il proposito di sistemare tutto per il giorno dopo. Eseguiamo la prova a secco dei 5 di base e già riusciamo a fare qualche casino inatteso. Finiamo verso le 20:30 e ci fiondiamo a mangiare un boccone e poi via a casa di Stefano a sistemare le attrezzature. Si va a letto all’una di notte non senza aver bastonato Tiziano che insiste nel vedere un film con il volume a palla sino a quasi le due!

Alle 6:15 sveglia, doccia e ricerca disperata di un bar dove far colazione. L’appuntamento è per le 7:30 e siamo ansiosi di saltare in acqua e misurarci con gli esercizi. Arriviamo e troviamo già ai blocchi di partenza Paolo (che non può trattenersi la notte) e prepariamo schierati bibo e borse in attesa di Lodo che arriva con precisione svizzera. Prepariamo le attrezzature, ripassiamo l’acronimo che ci accompagnerà per il resto della nostra vita subacquea e sistemiamo le ultime cose.
Ci dividiamo in due squadre e, mentre la prima, composta da Fabrizio, Paolo e Stefano, scende in acqua con Lodo, io, Tiziano e Tino controlliamo la situazione dal molo.
Non vediamo l’ora che tocchi a noi, abbastanza certi di ben figurare e l’attesa ci snerva un po’.

Ho vissuto quindi, per mancanza di tempo e di condizioni diciamo ambientali, 10 anni da “wannabe” durante i quali ho continuato ad immergermi secondo quello che io ritenevo essere “DIR” e, nel percorso proposto ai miei “ragazzi” ho cercato di spiegare più con l’esempio che con accorgimenti didattici, un certo modo di stare in acqua. Tutto questo per dare un senso al senso di sicurezza con cui il sabato alle 8:00 di mattina arriviamo in ufficio da Lodo, più preoccupati per la parte teorica che per quella prestazionale in acqua.

Il contatto con Lodo è informale e disteso e, dopo le reciproche presentazioni, inizia la parte di teoria nella quale apprendiamo cos’è la GUE, qual’è la filosofia che sottende e tutta un’altra serie d’informazioni a complemento. Arriva l’una del pomeriggio in un batter d’occhio e ci trasferiamo in piscina dove ci attendono le prove di nuoto e di apnea ed una serie di simulazione di pinneggiate … senza pinne (!), sul fondo della vasca. Verso le 15:00 usciamo per un panino e di nuovo in ufficio da Lodo per altra teoria e check delle nostre attrezzature. Qui iniziano ad evidenziarsi una serie di differenze rispetto a quanto avevo imparato io circa la disposizione dei d-rings, la loro posizione e l’uso di moschettoni e legature. Si prende nota con il proposito di sistemare tutto per il giorno dopo. Eseguiamo la prova a secco dei 5 di base e già riusciamo a fare qualche casino inatteso. Finiamo verso le 20:30 e ci fiondiamo a mangiare un boccone e poi via a casa di Stefano a sistemare le attrezzature. Si va a letto all’una di notte non senza aver bastonato Tiziano che insiste nel vedere un film con il volume a palla sino a quasi le due!

Alle 6:15 sveglia, doccia e ricerca disperata di un bar dove far colazione. L’appuntamento è per le 7:30 e siamo ansiosi di saltare in acqua e misurarci con gli esercizi. 

Arriviamo e troviamo già ai blocchi di partenza Paolo (che non può trattenersi la notte) e prepariamo schierati bibo e borse in attesa di Lodo che arriva con precisione svizzera. Prepariamo le attrezzature, ripassiamo l’acronimo che ci accompagnerà per il resto della nostra vita subacquea e sistemiamo le ultime cose.
Ci dividiamo in due squadre e, mentre la prima, composta da Fabrizio, Paolo e Stefano, scende in acqua con Lodo, io, Tiziano e Tino controlliamo la situazione dal molo.
Non vediamo l’ora che tocchi a noi, abbastanza certi di ben figurare e l’attesa ci snerva un po’.Non vi dico la doccia fredda nel vedere le facce dei nostri tre compagni mentre escono dall’acqua. Un timido “com’è andata” si schianta contro il ciondolio muto e sconsolato delle teste ancora fasciate dai cappucci. 
Inizio a preoccuparmi seriamente (a cagarmi in mano n.d.r.) quando Fabri mi fa “un disastro!”. Non c’e’ tempo di capire e si salta dentro all’imbrago e tocca a noi… GUE-EDGE, flow-check, bubble-check e dispiegamento frusta e giù.

Scendiamo sulla piattaforma e cerchiamo di metterci in posizione come indicato da Lodo e già da lì inizia qualche problema.
Era previsto un periodo di max 5 minuti di “adattamento” ma mi rendo conto che c’è qualcosa che non va… non riusciamo a mantenere la posizione…
In effetti vedo i “ragazzi” che si innervosiscono e poco dopo realizzo che non abbiamo mai fatto esercizi a tre o quattro ma sempre due a due.
Poco dopo è una specie di delirio che s’interrompe quando Lodo ci indica di iniziare a pinneggiare nei vari stili lungo la sagola. “pfiuiii” mi fischio nell’erogatore ma solo per pochi attimi…
Quella che era una semplice operazione condotta svagatamente diventa un’impresa titanica. 

Non stiamo allineati, non teniamo la medesima quota e, dalle correzioni che Lodo ci affibbia afferrandoci le pinne, capiamo che nemmeno la “forma” della pinneggiata è soddisfacente. Per rendere più lieve l’atmosfera, ad ogni giro di boa, qualcuno si attira la sagola come fosse calamitata…
Insomma, quando Lodo ci indica la piattaforma e la risalita, riesco a comprendere le facce dei nostri predecessori in acqua. Facciamo quella che doveva essere una risalita controllata in una sorta di bungee jumping asincrono che non ci premette MAI di avere la squadra sui maledetti 2,5 metri.
Quando riemergiamo non abbiamo parole. Seguiamo mestamente il debriefing ed usciamo dall’acqua bastonati e con le orecchie come cocker 🙂

Mentre si alterna la prima squadra, che nel frattempo ha sistemato anche la pesata, andiamo a farci un panino al baretto sulla spiaggia.
I commenti sono un altalenare tra l’incazzatura con se stessi, la sorpresa della bassa performance e i rimbrotti per non aver mai lavorato come una vera squadra.
Ci prefiggiamo testa alta e culo stretto e quando arriva di nuovo il nostro turno la prima cosa che facciamo è quella d’interpretare la facce dei ns compagni appena riemersi.
La mimica facciale, per quel poco che emerge da sotto le maschere, non lascia presagire che sia andata meglio della volta precedente..

Infatti, appena svolto il consueto check in superficie, di nuovo una discesa incerta, back kick frog imprecisa, elicottero scarrocciato e 5 di base appena sufficienti.
La risalita in superficie è impietosa, non riusciamo proprio a stabilizzare la squadra a 2,5 metri… appena uno si ferma, un altro sale e l’altro scende…

Il morale è ai minimi termini. Andiamo in aula per tafazzarci con i video che Fabrizio e Gloria hanno girato sulle nostre sessioni in acqua.
Il rientro a casa è mesto e non privo di alcune incomprensioni reciproche e rinuncio a tentare di descriverlo perchè è un misto di emozioni diverse e contrastanti.
La cosa certa è che eravamo sbarcati a Bedizzole accompagnati dalla cavalcata delle valchirie e si stava rientrando con il sottofondo di una marcia funebre. 🙂

Il secondo week-end ci ha visti arrivare un po più mogi, ma molto motivati.
Alle 7:30 siamo schierati, allineati e coperti, con già i primi stadi fissati provvisoriamente agli schienalini.
Prove a secco di S-drill divisi in due squadre e di V-drill e poi di nuovo in acqua.
Mentre attendiamo la prima squadra stiamo con le dita incrociate.
Alla riemersione c’è chi è soddisfatto e chi si maledice. Beh! E’ già un miglioramento, no?!? 🙂
Senza perdere tempo si prova il V-drill a secco.
Scopro che non mi sarà ammesso chiudere il manifold con la sinistra come sono solito fare :-/ Per farlo, faccio un passaggio inutile della torcia e quindi Lodo insiste perchè lo faccia con la destra.. Acc!&Dannaz!

Tocca a noi e dopo l’espletamento delle ormai quasi solite pratiche di superficie, riusciamo a scendere in modo un po più decente.
Il V-drill non viene bene, sempre a causa dell’incapacità di mantenere la posizione. A me non sembra possibile che lo stress di una valutazione possa trasformare così i “miei ragazzi”.
Penso a tutte le esercitazioni in acqua bassa o in piscina in cui soprattutto chi soffriva ora di un pessimo trim durante l’esecuzione di un esercizio, poteva vantare un trim invidiabile la settimana prima! (Sic!)

 

Ora c’è da fare l’S-drill che va… così e così… Torniamo sulla cima a pinneggiare e sembra andare un po’ meglio, almeno Lodo non ci ferma più… anche se qualcuno s’incasina con la sagola verticale.
La risalita va un pelino meglio anche se siamo ancora lontani dal sembrare una squadra. Mentre gli altri tornano in acqua, non posso fare a meno di pensare al povero Lodo che è in acqua no-stop, mentre io sono di fronte alla piadina del barettino… mi sovviene una considerazione sull’importanza della p-valve 🙂

Parliamo un po’ delle ns/ prestazione mentre divoriamo il pranzo non proprio luculliano. Senza rendercene conto tocca di nuovo a noi e quindi pronti a ripartire! Gli altri riemergono esattamente come in precedenza con commenti positivi di alcuni e bestemmie di altri. Sempre un buon segno! 🙂 

Scendiamo ancora con qualche imprecisione, anche a causa di un’orecchio di Foxed che non si stura. Sulla piattaforma Lodo ci chiede di riproporre alcuni degli skill visti in precedenza. Poi è la volta del nuoto senza maschera lungo la sagola. Sembra che senza maschera si vada meglio, molto meglio di quando l’abbiamo :-))) Sulla piattaforma eseguiamo a turno il V-Drill che va abbastanza bene. Lodo ci gratifica di un piccolo esperimento con la stagna e si risale.

Questa sembra essere andata un po’ meglio e ci si rincuora a qualche modo mentre smontiamo e sbaracchiamo. Si torna in aula dove svolgiamo un altro po’ di teoria circa le mix iperossigenate e varie… mentre invece Gloria… le prepara! Alle 21:30 ci diamo uno stop, rinunciando a visionare i filmati procrastinando il triste spettacolo al giorno successivo. Pizza con Lodo e Gloria che torna con il compressore nelle orecchie e si cena in un’aria distesa.
Alle 23:00 si rientra a casa di Stefano, abbastanza sfiniti… a nessuno viene in mente di accendere il televisore 😀

Alle 6:00 ci alziamo e, dopo aver caricato tutto e ripulito in qualche modo l’appartamento saltiamo sul furgone che irradia benessere all’abituale ricerca di un bar aperto. Si fa colazione e si arriva alla spiaggia dove scarichiamo una sfilza di bibo belli carichi… (Grazie Glo!) Ci aspetta l’ultimo sforzo e aspettiamo Lodo con ansia. Arriva con ben UN minuto di ritardo (non è uno scherzo) perchè è andato a prendere delle brioches che spariscono prima di averne sentito il profumo. Dimostrazione a secco del lancio del pallone e del recupero del subacqueo inconscio.. A turno simuliamo il lancio del pallone mentre la paziente Gloria ci sistema gli spools che sono tutti sgarruppati e con le asole troppo simmetriche per i suoi gusti. Gloria riesce a sfuggire alle attenzioni del marito ma non il povero RED, che si vede inc…aprettare dal prode istruttore tra lo sguardo attonito di alcuni mattinieri astanti 🙂

La prima squadra si veste e salta in acqua. Mentre attendiamo che riemergano parliamo un po’ della parte del corso svolta e di quali potrebbero essere i nostri programmi futuri. Dopo 75 minuti e’ il nostro turno e scendiamo lungo la cima, questa volta abbastanza “complanari” 🙂
In piattaforma S-Drill, pratica di back Kick Frog e di diverse pinneggiate. Fiera dei palloncini che lanciamo a turno con diversi risultati 🙂 Risalita in libera con stop a 3 metri… circa 🙂

Usciamo dopo 80 minuti e rimpiango di nuovo la mia tls con p-valve che ho lasciato a casa perchè fa acqua :-/
Lodo mi grazia dall’eseguire, per il momento, il recupero del sub inconscio in superficie lasciandomi espletare una delle funzioni fisiologiche che sembra non terminare più… Cambio al volo della prima squadra che scende immediatamente dopo della nostra uscita. Una piadina e… mi stendo sul molo dove perdo praticamente conoscenza. Un cortese calcio di Foxed mi risveglia bruscamente “sono già fuori! Tocca a noi”…
Una specie di incubo, dormivo così bene! Mi vesto rapidamente e, ancora rincoglionito, seguo i controlli in superficie. Scendiamo fermandoci ai 2,5 metri come concordato e raggiungiamo la piattaforma dove eseguiamo il miglior V-drill del week-end, elicottero a dx e a sx, S-drill. Scendiamo alla piattaforma dei 12 metri e, in condivisione d’aria risaliamo con due soste. A nove metri un’ incomprensione del terzo di squadra non permette il lancio del pallone e ai 6 mt. mi resta la dentiera attaccata al boccaglio dell’ erogatore 😎 Risaliamo in superficie e, dopo il debriefing, eseguiamo a turno il recupero del sub in superficie.

Usciamo dall’acqua che è quasi buio… Smontiamo le attrezzature e carichiamo tutto nel furgone per dirigerci in aula. In aula ultimo debriefing e commento al corso tra qualche sbadiglio imposto dalla fatica. Alla fine, uno ad uno, andiamo da Lodo per un colloquio a quattr’ occhi in cui raccogliere quanto seminato e preziosi consigli su come migliorare alcune cose. Anche se non tutti tornano a casa con un brevetto definitivo, l’atmosfera è distesa e ricca di buoni propositi. Infatti, a distanza di quasi un mese, i frutti si vedono: le risalite sono molto, molto moooltooo più precise. Gli esercizi sono molto più familiari ed ora si riesce a curare anche qualche particolare “di fino”.
Ci si immerge finalmente in squadra, consapevoli della propria reciproca posizione e secondo una precisa pianificazione. Soprattutto, la cosa che a me gratifica più di tutto (anche se mi costa molto in termini operativi) è che tutto il gruppo ora non parla più di Haven e trimix, ma di 30 metri ed olio di gomito. Conto quindi di veder crescere rapidamente e con consistenza il gruppo che abbiamo composto giusto un anno fa.

In conclusione un corso ben fatto, con pochi punti come obbiettivo molto chiari e definiti. Si torna a casa con le idee ben chiare e tutti gli strumenti per valutarsi e migliorarsi. Un ringraziamento alla professionalità di Lodo e alla sua instancabile volontà.

TATO